lunedì 23 maggio 2011

Mettersi in gioco

Sono passati già un paio di giorni dell'inizio della mia riflessione riguardo l'importanza di superare i propri limiti.
Andare oltre.

Trovare il coraggio di fare ciò che ci si vergogna di fare, ma non solo.
Trascendere se stessi e le proprie abitudini. Allargare i propri orizzonti.
Rischiare. Sperimentare. Mettersi in gioco.
Assaporare. Scoprire. Tastare.

Espandere le sensazioni. Avventurarsi in territori nuovi e inesplorati.
Come il viaggiatore che si dirige alla volta di esotiche località semplicemente per il gusto di volerlo fare, guidato da un insolito brio.

Stamattina rileggevo I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang Goethe e, tra le varie righe, mi è saltata all'occhio una frase banale, ma che comunque mi ha fatto riflettere un pò.

"...non merita minor biasimo del vile che, per paura di prenderle, evita i contatti col nemico."

Alla fine è proprio questo il punto. La paura di sbagliare porta al rifiuto del nuovo, e quindi alla chiusura mentale. Ora, c'è gente a cui questo non dispiace, ma io onestamente non riuscirei a sopportare un'esistenza simile, che a mio modo di vedere non è di alcun interesse. Per questo ho preso la mia risoluzione: fare uno sforzo di prospettiva e riuscire a fare quel passo in avanti che può smuovere la situazione, senza timore dell'ignoto e della sconfitta.

In sostanza, il discorso riguardante gli errori che servono per migliorarci, per elevare la nostra coscienza ad un livello superiore, in modo tale che essa possa superare difficoltà sempre maggiori senza temere costantemente il peggio, ha il suo fondo di verità.

E sì, sono parole risapute. Ma quando qualcosa viene vissuta sulla propria pelle per la prima volta, o quando la si riscopre, si riesce ad assimilare il senso più profondo della sua mera essenza, e, a volte, se ne carpisce la semplice, quanto sconvolgente, veridicità.

Aprire la porta e semplicemente sporgersi a guardare è senza dubbio la via più comoda e meno dolorosa, ma alla fine cosa resta? Probabilmente, solo il rammarico per non aver cominciato a camminare.

Quindi, perché non sfidare noi stessi e tentare di cambiare le cose? Alla fine della fiera, si potrà comunque asserire con onorevole tranquillità di aver vissuto.



Nessun commento:

Posta un commento