lunedì 19 luglio 2010

Il Canto della Pioggia

Una semplice serata come tante altre. O almeno così dovrebbe essere.
La strada è libera, silenziosa. La vista non trova impedimenti, arrivando a scrutare nell'infinità delle tenebre.

Lievi rumori di passi echeggiano in questo labirinto fatto di vuoti. Il paesaggio è ricoperto di tinte fosche. Persino le rare zone in cui la natura prospera acquistano colori, sfumature, che velano la loro lucentezza.

Apparentemente, il vagare sotto le stelle, ricoperte dalle oscure nubi, non ha molto significato...

E invece no.

In quest'atmosfera spettrale, ripercorrere i propri passi ha un effetto ancestrale.
Può sembrare banale, ma d'improvviso si è carpiti da vecchie memorie. Sensazioni fugaci. Amare riflessioni. Grandi speranze. E infinita immaginazione.

Una coltre eterea, impalpabile, indescrivibile.

Un piacevole, leggero vento, scorre dietro la schiena. Avvolge le proprie membra, le sospinge verso altri orizzonti.

E poi arriva lei. Una folgore nel buio. Una carezza nella solitudine...

...e infine, tutto viene avvolto nel nulla.

A farci rinsavire, a consolarci, a prendersi cura delle nostre speranze, c'è solo una flebile voce, persa nell'aria.
Ci indica la via, ci carezza leggermente, ci rassicura, e poi svanisce.

Questo è il Canto della Pioggia. Questo è ciò che ci spinge a proseguire, all'interno di infiniti mondi, illusori o reali, distanti o vicini.

È sempre lì, e nessuno mai, nei secoli, la ringrazia.