martedì 31 maggio 2011

La fiamma liquida

La mia energia è a livelli stratosferici.

E dire che prima ero un pò scocciato e sotto tono.
Mi annoiavo di ogni cosa e, addirittura, respingevo gran parte delle cose che mi hanno sempre fatto piacere.

Ma adesso vedo di fronte a me ciò che potrei definire l'alba della gloria.
Cioé capiamoci... le cose cominciano a filare per il verso giusto.
Vita, colore. Ogni cosa assume una diversa connotazione e si incastra alla perfezione nel mio schema di vita.

Sto riscoprendo un vigore che credevo di aver dimenticato.
Quello stesso vigore che mi permette di fare cose impossibili.
Quello stesso vigore che mi predispone ancora più gentilmente del solito verso gli altri.
Quello stesso vigore che mi permette di affrontare ogni cosa con un grande sorriso di compiacimento, perché ogni sfida che ci si presenta davanti è un'occasione per migliorare.

Credo che ciò che mi scorra dentro al momento sia come una violenta fiamma liquida.
Fiamma che mi anima, e mi riscalda, e che abbatte tutto ciò che incontra, ma con l'intento di scomporlo e poi riassimilarlo al suo interno, come parte di esso, divenendo sempre più impetuosa.

Posso giurarvelo adesso con la mano destra sul cuore: la mia positività non ha confini.

E a questo proposito, mi sovviene alla mente un'immagine piuttosto evocativa che non mi dispiace affatto: il guerriero valoroso che, dopo la battaglia furiosa, corre lungo la prateria al di sopra del suo fidato cavallo, passandosi la mano tra i capelli per poter estendere il suo sguardo vigile verso l'orizzonte, battendosi con forza il petto e urlando...

Sono ancora vivo, e la mia corsa non si arresta quì.


lunedì 23 maggio 2011

Mettersi in gioco

Sono passati già un paio di giorni dell'inizio della mia riflessione riguardo l'importanza di superare i propri limiti.
Andare oltre.

Trovare il coraggio di fare ciò che ci si vergogna di fare, ma non solo.
Trascendere se stessi e le proprie abitudini. Allargare i propri orizzonti.
Rischiare. Sperimentare. Mettersi in gioco.
Assaporare. Scoprire. Tastare.

Espandere le sensazioni. Avventurarsi in territori nuovi e inesplorati.
Come il viaggiatore che si dirige alla volta di esotiche località semplicemente per il gusto di volerlo fare, guidato da un insolito brio.

Stamattina rileggevo I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang Goethe e, tra le varie righe, mi è saltata all'occhio una frase banale, ma che comunque mi ha fatto riflettere un pò.

"...non merita minor biasimo del vile che, per paura di prenderle, evita i contatti col nemico."

Alla fine è proprio questo il punto. La paura di sbagliare porta al rifiuto del nuovo, e quindi alla chiusura mentale. Ora, c'è gente a cui questo non dispiace, ma io onestamente non riuscirei a sopportare un'esistenza simile, che a mio modo di vedere non è di alcun interesse. Per questo ho preso la mia risoluzione: fare uno sforzo di prospettiva e riuscire a fare quel passo in avanti che può smuovere la situazione, senza timore dell'ignoto e della sconfitta.

In sostanza, il discorso riguardante gli errori che servono per migliorarci, per elevare la nostra coscienza ad un livello superiore, in modo tale che essa possa superare difficoltà sempre maggiori senza temere costantemente il peggio, ha il suo fondo di verità.

E sì, sono parole risapute. Ma quando qualcosa viene vissuta sulla propria pelle per la prima volta, o quando la si riscopre, si riesce ad assimilare il senso più profondo della sua mera essenza, e, a volte, se ne carpisce la semplice, quanto sconvolgente, veridicità.

Aprire la porta e semplicemente sporgersi a guardare è senza dubbio la via più comoda e meno dolorosa, ma alla fine cosa resta? Probabilmente, solo il rammarico per non aver cominciato a camminare.

Quindi, perché non sfidare noi stessi e tentare di cambiare le cose? Alla fine della fiera, si potrà comunque asserire con onorevole tranquillità di aver vissuto.



lunedì 16 maggio 2011

Il Velo di Maya

Ultimamente finisco col chiedermelo anche fin troppo spesso, e la cosa mi da fastidio.

È una sensazione familiare.
Quella sensazione che ti fa dire: C'è qualcosa che non va.

È come avere una sottile lama di rasoio che ti passa lentamente sulla pelle, accarezzandoti col suo gelido filo d'acciaio. Brividi e sudore freddo.
Non solo: alla lunga diventa un'ossessione. Di quelle che ti rendono quasi paranoico.

Ma di che si tratta esattamente? Di un semplice sospetto.
Magari è solo un'illusione, ma di fronte ai miei occhi è come se piccole macchie di colore prima nascoste emergessero per la prima volta, per trasformare ciò che vedevo in altro.

Non saprei dirlo con esatta precisione matematica, ma ho l'impressione che alcune persone mi prendano in giro, nascondendo gran parte di alcuni loro pensieri che in qualche modo mi coinvolgono. Oppure, sempre seguendo una supposizione, credo che si tratti di... esclusione. Di qualcosa in cui non sono ben accetto, per un motivo o per un altro.

Siamo chiari: non ho intenzione di accusare nessuno, ma il mistero non è il mio forte. Non sono mai stato così abile nel leggere le tanto chiacchierate sfumature tra le righe. A dire il vero, spesso e volentieri, anche se non sempre, mi piace essere piuttosto diretto.

Ora... esistono i cosiddetti silenzi che mettono a disagio, e sento che molti di questi stazionano vicino a me, ricoprendo gran parte delle cose che mi circondano.

Ho sempre detto di aver bisogno di tranquillità e quiete, ma una cosa simile non era esattamente quello che intendevo.

Esiste davvero quel "qualcosa che non va"? Forse no. Forse sono solo io che mi lascio suggestionare, come spesso succede. Ma c'è qualcosa che non mi fa piacere e, per quanto possibile, vorrei capire di che si tratta.

Ma può essere anche che, e solo ora ci sto riflettendo, la mia "strana sensazione" sia generata unicamente dalla frustrazione del sentirsi ripetere che "non è roba per me", o "non lasciarti mettere i piedi in testa" e altre cose del genere.
Mi capita frequentamente di adirarmi per cose di poco conto, addirittura per piccole prese in giro tra amici.

Me ne rendo conto e ne soffro tanto. Perché non è così che le cose dovrebbero andare. No, no e no! Eppure, io cerco di tenere a freno i miei impulsi spesso distruttivi, che, dopo un'esame di coscienza, sono rivolti più verso me stesso che verso gli altri.

Insicurezze sulla propria persona portano a questo condizionamento mentale? Magari sì. Un simile atteggiamento depressivo e auto-lesionista non è stato mai da me assolutamente richiesto. E allora perché continuo a riempirmi la testa di tutte queste domande?

Cercare di non pensarci non mi aiuta. Onestamente, ci penso ogni secondo di più.
Ma io non ho intenzione di arrendermi senza lottare.

Sono passato attraverso tanti avvenimenti. Di alcuni conservo ancora un bruciante ricordo che - quando mi capita di ripercorrere mentalmente il mio vissuto - mi fa quasi salire le lacrime agli occhi, anche semplicemente parlandone con gli altri, con un accenno quasi di malinconia.
Tempo addietro, la mia risoluzione è stata quella di avanzare sempre a testa alta, dimostrando il mio valore. Non poche persone spesso mi hanno definito "un'uomo d'acciaio" per tutta una serie di scelte intraprese.

Di conseguenza, anche se non mi sento a mio agio al momento...

...I'll try to hold on 'till this feeling is gone.